Le parole

Risposta alla lettera aperta di Monsignor Carlo Maria Viganò.
Luglio 12, 2020
Esilio
Novembre 11, 2020
 

"Solamente cantando si decifrava l’enigma; ciò coincide con il fatto che nei primi tempi in Grecia il maestro veniva rappresentato con una lira. Significava forse che il maestro e l’allievo erano musicisti? No, ma che parlavano della memoria, madre di tutte le muse e musa essa stessa. Mnemosine agiva come musica e canto, numero e parola." (Maria Zambrano. Note di un metodo)

Nel contesto attuale, dove domina la tecnologia e il mondo virtuale, spesse volte, sembra che le parole vengano prodotte da un ingranaggio, come fossero oggetti, immessi in un veloce vortice. Oggetti anonimi, tutti uguali, senz’anima, proprio come avviene nel mercato globale. Parole su parole, commenti su commenti. In tutto ciò c’è poco di armonico, molto poco o quasi niente, le parole cadono e si spostano senza alcuna sonorità. E, grazie all’atemporalità del mondo virtuale, le parole seguono il ritmo violento di una mitragliatrice che di sonoro non ha proprio nulla. È significativo invece, che in tutte le culture e religioni, quando l’essere umano si avvicina al Mistero, le parole sono più lente, hanno il gusto della meditazione, della ruminatio, a volte del silenzio o solamente del suono. Se si pronunciano si cantano, perché il canto è lingua sacra, ha un ritmo, un’anima, una memoria. È bello notare che gli scritti classici della letteratura greca, latina o italiana, sono suddivisi in “Canti”. Solamente cantando si decifra l’enigma. In questo mondo dove si spreca cibo, cose, vite umane, cerchiamo di non sprecare le parole perché sono preziose.

Foto: http://www.libertaegiustizia.it/2017/04/08/le-parole-del-futuro/

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