Cambiare

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“Non si può salvare se stessi […] senza prima portare a salvezza gli altri. E questa non era carità. Era un dovere di ferro! Un dovere preciso.” (Anna Maria Ortese, Corpo Celeste)

Perché non ci domandiamo veramente cosa deve cambiare, cosa davvero calma, neutralizza il veleno che scorre nelle vene dell’umanità? Eppure, questo sarebbe il momento favorevole per ripensare quell’antico rapporto tra noi precarissimi esseri umani e la terra, i suoi frutti; gli altri popoli, le altre religioni e culture. Ripensare la relazione tra noi e ciò che noi stessi abbiamo creato, costruito, prodotto; tra noi e le cose, l’infinità di cose che abitano il nostro pianeta.

Perché non cogliamo l’occasione, per tornare a plasmare la nostra vita. Ma in questo stranissimo tempo, tra il nuovo e il vecchio, non possiamo dimenticarci che la legge che silentemente sorregge la filosofia del nostro sistema neoliberale, della nostra ipermodernità frenetica, che condanna tutti all’individualismo, all’isolamento e all’egoismo, ha soppiantato quella legge universale, che vige nel cosmo, tra ogni essere vivente.

Quella legge che rende l’universo in relazione, che si intravede nelle sinergie del cosmo e del nostro pianeta. Legge che obbedisce alla trasformazione, nell’inesorabile e armonioso ritmo di vita e morte. Nessuno -dichiaravano le prime comunità cristiane- vive per se stesso e nessuno muore per se stesso (cfr. Rom 14,7).

Non possiamo tornare a respirare normalmente, se non ci accorgiamo dello squilibrio che il nostro sistema economico-finanziario e sociopolitico, hanno generato. Renderci conto di queste cose e voler ribaltare questa situazione, non è carità ma dovere di ferro, come scriveva Anna Maria Ortese. Dovere duraturo, ispiratore; stile di vita altro, perché l’umanità e l’intero Pianeta smettano di soffrire l’ingiusta miseria, l’ingiusta guerra, l’ingiusta morte. Non stiamo al mondo per depredare, per sprecare, per rendere la bellezza e la cultura proprietà di pochi. Stiamo al mondo per prenderci cura della bellezza e della cultura perché diventino ispirazione per tutti, per chi è libero e per chi non lo è; nelle piazze e nelle carceri, fino ai poli dell’universo. Stiamo al mondo non per gareggiare ma per riconoscere la bellezza e la verità che germoglia ovunque, di cui ciascuna, ciascuno è portatore. Oggi come oggi, l’egoismo non è più questione privata o interpersonale, ma è peccato pubblico.

Foto Notte stellata di Vincent Van Gogh di Eric Perlin da Pixabay

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