Ancora sul tempo presente

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“…con l’orecchio onirico e con l’orecchio di veglia”

Oggi raccolgo un pensiero di Pavel Florenskij (matematico, teorico dell’arte, filosofo e teologo) che prendo da uno dei suoi saggi dal titolo: “Le porte regali”.

Lo raccolgo come invito per me e per tutti, mentre continuiamo a restare in questo tempo in cui l’umanissima vita si sta evidenziando nella sua più nuda precarietà. L’invito riguarda l’ascolto ma, aggiungo io, anche la visione.

È proprio nei momenti di smarrimento, di poca chiarezza o di dolore che la nostra frammentata vita è chiamata a riunificarsi. Non c’è un tempo per riposare e uno per progettare, ma un’unica possibilità di ascoltare e vedere nel sonno e dunque nell’inaspettato sogno, ma anche nella desta percezione della realtà, cioè la veglia.

A cosa serve questa ricucitura della vita?

A vivere in modo diverso il tempo che verrà. A non perdere nulla di ciò che la realtà e il sogno ci restituiscono per criticarci, per insegnarci. Ma anche a immaginare la possibilità di ritornare a vivere in modo differente da quello stile che da tempo accattiva l’umanità. Uno stile attribuito a tanti fattori che non elenco in questo breve spazio di riflessione.

Uno stile che ha tanti fautori, più o meno noti e che si articola soprattutto in quell’elemento del vivere quotidiano che è relazione con le persone e la loro bella differenza; con le cose, con la natura e le sue anarchiche espressioni e con l’Invisibile, tra presenza e assenza.

Tutte e tutti desideriamo che il tempo presente che stiamo vivendo, prima o poi si concluda e lo faccia senza più portarsi via la vita di qualcuno, in Italia e nel mondo intero. Ma quando riusciremo a raggiungere la fine, sarebbe tristissimo tornare ad essere come prima, come se nulla fosse accaduto.

Crediti fotografici: simonestanislai.it

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