parallax background
Ecologia
Marzo 3, 2016

Su questo argomento sto ancora pensando. Una cosa è certa: per me il termine teologia è insufficiente. Teologia infatti deriva dal greco: theos, cioè Dio e logos: discorso, parola o pensiero. Quindi una riflessione e un discorso su Dio. Ragionare su Dio mi sembra impossibile. Dio nessuno l’ha mai visto, declama armonicamente il vangelo di Giovanni nel Prologo (Gv 1,18). Di Dio si può solo dire ciò che non è, scriveva Giovanni Damasceno e ribadiva Tommaso d’Aquino. Allora preferisco partire dalla realtà; dalla vita nella sua più sobria quotidianità. È nella quotidianità che noi esseri umani cerchiamo il senso profondo dell’esistenza. Dio nasce con noi, donne e uomini comuni. I popoli lo hanno compreso a poco a poco, e ciascun popolo ha imparato a chiamarlo in modo diverso guardandosi e riflettendo nelle sue più profonde introspezioni o percorrendo comunitariamente i sentieri dell’umanissima sopravvivenza. I popoli l’hanno intuito tra teofanie e ierofanie. Dio è nome che viene dal sanscrito: dyau (giorno) e suggerisce chiarore, luce e la luce permette solo di vedere la vita, la realtà, il suo svolgersi. In questo senso il mistero non può essere che percepito solo grazie al dinamismo della vita. Non riconoscere la vita, non riconoscere le dimensioni profonde e creative di essa con le sue infinite possibilità, chiude in se stesso ogni orizzonte di speranza. Allora preferisco parlare di teosofia (sapienza su Dio), perché la nostra vita è itinerario mistagogico, cioè progressivo avvicinamento al Mistero e questo avviene nella vita: tra evoluzioni, rivoluzioni e rivelazioni. Ogni dottrina che vuole svelare Dio è solo piccolissima porta. A Dio vorremmo arrivarci attraverso un approccio sapienziale.