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La realtà ospitava bellezza

Stavo guardando ma la visione non era molto chiara o, forse, era troppo complessa per poterla leggere. Si trattava della realtà quotidiana di noi, umanissimi esseri. Solo per un attimo vidi in controluce. La controluce è preziosa, perché la luce c'è anche quando le forme appaiono più scure.

L' umano ha dei momenti di grande confusione e riesce a sostituire la sua origine infinita con quella finita, il suo infinito desiderio con desideri finiti. Scambia bellezza con cose brutte e innecessarie, sovrappiù che diventano indispensabili idoli. Inventa bisogni in nome del proprio ego circoscritto e rinchiuso nel cerchio della propria esistenza.

Così leggo quello che ci sta accadendo, tra tumulti politici e sconfitte economiche. Sopraffatti da un sistema socioeconomico che ingoia ogni cosa: la natura e il soffio vitale di ogni esistenza. Ingoia corpi umani a cambio di produzione di feticci inventati dai programmi della finanza mondiale, ingoia lo spirito degli umani e di ogni essere che abita l’universo, dal più piccolo al più grande, in cambio di infinite discariche di materiali tossici e di sogni abbandonati. Chi intraprenderà ancora il viaggio? Chi avrà la forza di rialzarsi dal cumulo di materia lasciata a bordo delle strade? Cosa sta succedendo? Perché la luce resta dietro alle forme?

Eppure la realtà ospitava bellezza. Nelle più belle coordinate interiori dei cammini spirituali dei popoli, il varco tra il mondo della Preesistenza e la realtà quotidiana degli esseri umani e non, è quasi invisibile e inesistente: non esiste separazione. Il Principio e la creazione si abituano a vivere insieme fin dall' origine del loro primo big bang esistenziale. Questa vicinanza crea una bella inabitazione. L' inabitazione dura nella gioia e nel dolore, nell' esilio e nel permanente viaggio. Il Preesistente sembra non separarsi mai anche se la sua Presenza non si impone.

Nel cristianesimo, come in altre vie sapienziali, i percorsi della fede della comunità credente ci accompagnano in questo Mistero originario, introducendoci progressivamente in tutti gli spazi di vita, dalla quotidianità dell’incarnazione, spazio delle coordinate umane, della terra, delle cose della vita, mangiare, dormire, ammalarsi, guarire, lavorare, riposare, amare e non amare ecc. Poi viene il tempo delle profondità. Nell' uccisione di Gesù veniamo trascinati nel dolore dell' umano nei suoi dubbi e nelle sue attese nascoste. Trascinati agli inferi scopriamo altri come noi e i nostri desideri si amalgamo in un’unica implorazione di liberazione. La terza introduzione di profondità, avviene nello scoprire la tomba vuota e l’assenza ci mette in ansiosa ricerca. Lo spazio si apre, guardiamo in su ma non è questo l'obiettivo dello sguardo per questo in su vediamo solo i cieli, elementi creati in osmosi tra loro. Strati che ci portano verso l'alto tra troposfera, stratosfera, mesosfera, termosfera, ionosfera ed esosfera. Stupiti continuiamo a cercarne il senso: lo spazio oramai è aperto e lo sguardo attraversa le forme. Poi una sensazione: siamo avvolti dall’alito vitale (detto Spirito nella nostra tradizione). Avvolgente, si sposa con l'aria; ospite privilegiato della nostra atmosfera umana. Ci viene detto di imparare nuovamente a respirare. Ci sentiamo rinfrescati ma allo stesso tempo sospinti ad andare ancora oltre. Ancora una volta il mondo visibile con i suoi complessi elementi e quello invisibile della Preesistenza, sono uniti intimamente. Percorrere queste trascendenze non è fatto puramente religioso e non riguarda solo il nostro credere o non credere in Dio. Soffrire appartiene alla condizione terrena: soffrono le persone, gli animali, la terra i mari e i fiumi, l’acqua. Ma la domanda resta lo stesso: chi si rialzerà per intraprendere ancora un viaggio di trasformazione? Chi guarderà in alto e in basso con la stessa intensità senza separare la quotidianità della vita dalle dimensioni segrete del mistero?

Oggi parliamo di populismi, sovranismi e altro simile. Le persone sembrano essere paralizzate dalla paura ma non solo. Paralizzate nel pensiero nei loro stili di vita anche quando immobilismo ed eterno ritorno vanno di pari passo portandoci verso l’inesorabile fine, quella che l'autore dell'Apocalisse chiamerebbe la seconda morte visto che la prima fa parte del movimento esistenziale della vita. Ogni estremismo porta all’inesorabile fine. Fenomeno molto cari al nostro attuale sistema mondiale ipermoderno. La memoria di ciò che eravamo è quasi seppellita, a volte affiorano reminiscenze culturali più per vantarci che per trasformarci. Eppure esistono ancora movimenti liberi che rinfrescano l'afa sociale, politica ed economica che stiamo respirando. Nessuno propone di tornare indietro, non è questa la posizione corretta per vivere. Nessuno torna nel ventre della madre per rinascere. La posizione più vera è quella di chi guarda dentro. Riconoscimento di profondità nella realtà, riconoscimento dei pozzi vitali che la realtà nasconde. Gli scienziati dicono che l'osservazione dell’invisibile alimenta in noi la creatività per uscire da questa situazione di stallo. La vita in quanto tale è movimento. Si muovono le cellule, si muovono gli astri, migrano le cellule e i pollini viaggiano senza permesso. I batteri si moltiplicano andando e partecipano a tessere il tessuto dell' universo.. Migrano gli uccelli, eppure l'essere umano ha paura di questi strani passaggi celesti che indicano i cambiamenti di stagione e dunque la complessa durata della vita. Non torneremo indietro ma andremo avanti, sospinti dai venti che si aggrovigliano nelle forme della realtà. Usciremo da questo labirinto di stasi e impareremo a percorrere i cieli, oltre a lasciare che altri percorrano i mari. Insieme ci fermeremo per capire come tornare alle sacre e pindariche armonie come veri uccelli migratori e i venti- soffio ci porteranno ancora. Quando ci prenderà la stanchezza ci sdraieremo sui prati e guarderemo verso l’alto, ma il corpo sarà tutt’uno con la terra. Troveremo le vie nuove e disperderemo tutti quegli schemi che ci paralizzano.